News » L’auto elettrica si avvicina ma la rivoluzione è lontana
A cura di Piero Bianco.
E’ una moda, forse anche una necessità: l’auto elettrica si propone sempre più, come prodotto al consumo (ma sono ancora poche quelle in listino) e come concept-car, le seducenti vetrine tecnologiche che annunciano il futuro, magari in abbinamento con la guida autonoma. A che punto siamo?
E’ una tecnologia matura quella delle zero emissioni?
Sì, rispondono i costruttori. Lo hanno fatto anche al Salone di Francoforte, annunciando onerosi programmi di elettrificazione (dunque si parla anche di alimentazione ibrida). Matthias Mueller, Ceo del gruppo Volkswagen, ha svelato la “Roadmap e” che prevede 80 nuovi modelli elettrici entro il 2025 e 300 entro il 2030, con un investimento di 20 miliardi più altri 50 per sviluppare batterie adeguate. Dieter Zetsche, capo di Daimler-Mercedes, ha rilanciato spiegando che “l’intera gamma avrà almeno un’alternativa elettrificata entro il 2022 e già due anni prima tutte le Smart saranno solo elettriche”.
La sfida di Bmw è nell’annuncio del Ceo Harald Krueger:
“Entro il 2025 le elettriche e le plug-in saranno il 25% delle vetture vendute dal nostro gruppo”.
Non sono soltanto i colossi tedeschi a guidare la crociata. Il pioniere Carlos Ghosn (Renault/Nissan) va predicando da dieci anni la sua filosofia ecologica, anche se è diventato più cauto sui tempi del boom, dandosi “altri 5 anni per una presenza massiccia sul mercato”.
E i clienti? Ci credono davvero? Qui bisogna ragionare sui numeri, più che sulle ipotesi. E non sono numeri
trionfali, sebbene si noti una piccola inversione di tendenza. A livello globale, i modelli elettrici venduti lo scorso anno non hanno raggiunto la quota dell’1% (0,86% per l’esattezza), dunque meno di 700 mila su un mercato totale di 84,3 milioni. Gli analisti prevedono che salirà al 2,3% nel 2018 e al 3,4% nel 2020.
Saranno ancora numeri piccoli, non tali di suggerire investimenti faraonici. E l’offerta attuale è molto limitata, diciamo una decina di modelli “reali” comprendendo Tesla e Nissan Leaf che è la più venduta in assoluto.
Inarrivo non c’è molto: nove modelli nei prossimi due anni, compresa la nuova generazione Leaf, l’Ampera-e, l’Audi e-tron Quattro, il Suv Jaguar I-Pace. La grande rivoluzione dell’elettrico, insomma, è ancora lontana.
“Soltanto nel 2050 il 70% delle nuove immatricolazioni mondiali saranno a emissioni zero”, stimano i tecnici di Morgan Stanley, quelli che leggono il futuro per interpretarne il business.
I problemi sono ancora, essenzialmente, tre. Primo: il costo delle vetture elettriche rispetto a quelle convenzionali. Pochi consumatori sono disposti a tassarsi per salvare il pianeta. Ma una diffusione più ampia potrebbe limitarne il gap. Secondo: il rebus delle batterie, nonostante l’incremento di autonomia (che oggi va da 300 a 600 km, in realtà molti di meno se si presuppone un utilizzo “normale” della vettura).
Servirà una generazione di accumulatori ben più affidabile e non è detto che le riserve di litio siano sufficienti.
Terzo: l’inadeguatezza delle stazioni di ricarica, scarse se non inesistenti nel nostro Paese e in molti altri, ad eccezione delle aree virtuose come la California o, in Europa, la Norvegia.
Inoltre parlare di emissioni zero è scorretto, perché l’energia per alimentare le auto “pulite” in qualche modo va prodotta all’origine, e non sempre (quasi mai) lo si può fare con fonti totalmente rinnovabili. Poi bisognerà smaltire quantitativi enormi di batterie, e farlo in modo totalmente ecologico non si annuncia semplice.
Come non sarà facile riconvertire in tutto il mondo le fabbriche e le tecnologie esistenti, per adeguarsi a quelle emergenti e sganciarsi dalla schiavitù del petrolio. Per non parlare degli interessi economici, accise comprese, che la rivoluzione comporterà, diciamo comporterebbe.
Tra gli elementi a favore, che possono spostare l’ago della bilancia, c’è la dichiarata volontà della Cina, quindi del più grande mercato mondiale e della più forte economia, di spingere sull’acceleratore verso questa soluzione. Influiranno anche i preannunciati divieti di accesso in parecchie zone metropolitane per le macchine con motori Diesel (soprattutto) e a benzina: l’elettrico, in città, è un’alternativa già valida.
Il futuro della motorizzazione è lì, a un passo, ma conquistarlo sarà ancora molto faticoso. Ed è una sfida dall’esito incerto.