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News » Fuoristrada vietato: ecco cosa dice la legge e la risposta del Governo

Data di pubblicazione: 08-01-2022

In questi giorni tutti gli appassionati di fuoristrada, dai guidatori di auto a quelli di moto, quad e bici, si sono allarmati a causa del decreto firmato il 28 ottobre 2021, pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 1° dicembre 2021 a firma dei ministri Stefano Patuanelli (Politiche Agricole, Alimentari e Forestali) Dario Franceschini (Cultura) e Roberto Cingolani (Transizione Ecologica), dove è indicata la classificazione della viabilità forestale e silvo-pastorale.

Di cosa si tratta? Sono quelle strade, sia di proprietà pubblica che di proprietà privata (in quest'ultimo caso possono, in caso di necessità, essere dichiarate di pubblica utilità) che solitamente uniscono aziende agro-silvo-pastorali, aree forestali e pascoli alle strade comunali.

Inoltre, sono anche quelle strade che vengono battute dagli appassionati di fuoristradismo.

 

Il nodo della discordia

La parte del decreto che ha destato le preoccupazioni di appassionati e associazioni di categoria come l’FMI (Federazione Motociclistica Italiana) riportava che: “indipendentemente dal titolo di proprietà, la viabilità forestale e silvo-pastorale e le opere connesse come definite al successivo art. 3 sono vietate al transito ordinario”. Da qui l’interpretazione come un divieto della pratica del fuoristrada in Italia, con la relativa circolazione su percorsi e strade sterrate a fondo naturale di larghezza inferiore ai 2,5 metri, se non per motivi di lavoro, emergenza o manutenzione.

In pratica questi tratti stradali non sono soggetti al Codice della strada, benché questo faccia già parte di un vuoto legislativo precedente al decreto in questione.

 

Il chiarimento del Governo

Dopo l’alzata di scudi dei cultori e delle associazioni di categoria è arrivato un chiarimento del Governo attraverso il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali (Mipaaf) presieduto da Patuanelli.

Attraverso un comunicato stampa precisa che “è opportuno rammentare che la competenza primaria in materia è delle Regioni, ed ogni regione e provincia autonoma ha già una sua legge regionale che disciplina gli aspetti strettamente tecnici e la fruibilità di tali viabilità. Il decreto si muove nell’ambito delle previsioni dell’articolo 9 del Testo unico delle foreste e filiere forestali del 2018 (D.lgs. n. 34/2018), in vigore già da anni, senza alcun contraccolpo sul tema della fruizione della viabilità forestale. Nulla si innova in merito al transito autorizzato sulla predetta viabilità, fermo restando che, come espressamente previsto all’articolo 2, comma 3 del decreto, le strade e le piste forestali non sottostanno ai criteri di sicurezza previsti per la viabilità ordinaria, poiché si tratta di viabilità esclusa dal Codice della strada. Inoltre, come esplicitato dal medesimo comma, è compito delle Regioni disciplinare le modalità di utilizzo, gestione e fruizione della viabilità forestale... tenendo conto delle necessità correlate all’attività di gestione silvo-pastorale ed alla tutela ambientale e paesaggistica”.

In pratica il Mipaaf dice che nulla è cambiato rispetto a prima e che la competenza è in capo alle singole Regioni. Saranno questi enti ad avere competenze gestionali e valutare le singole realtà territoriali, vietando o meno il passaggio di auto, moto, quad e bici a scopo ludico.

L’intento del decreto ministeriale era quindi quello di dettare delle linee-guida per “uniformare a livello nazionale le norme riferite alle modalità di costruzione della viabilità forestale, che già esistono nelle singole legislazioni regionali, e dare dunque uniformità alla eterogenea nomenclatura adottata”.

 

Qualche dubbio rimane

Certi che la precisazione ministeriale tolga i dubbi su quale sia lo scopo del decreto, lo stesso non si può dire sulla stesura del medesimo. La poca chiarezza del documento, quantomeno iniziale, ha creato non poche polemiche che si sono risolte con un passaggio di responsabilità alle Regioni.

Bisognerà attendere la sua attuazione pratica, perché altri dubbi si sono già instillati nella mente dei fuoristradisti: se è vero che nel decreto si stabilisce la competenza delle Regioni, lo è altrettanto la consuetudine della superiorità della legge nazionale sulle